Friday, June 23, 2006

Da casa di una classmate


Sai quelle giornate che vorresti fare un fotoritoccomaggico alle foto prese dal 134esimo piano del centro di NY, per ricreare quello skyline da pubblicità fancy...
c'hai presente?

bè, poi succede che cominci a pensare a quanto time ci vuole a vedere i punti di contatto tra le foto ed eliminare le differenze di tono e saturazione bilanciando magari i mezzitoni,
e alla fine dici:
va bè, pure così mica è male...

appunto.
or not?

3 Comments:

Blogger lebo said...

sarai la gioia di enrico ghezzi!

7:48 PM  
Blogger emanuelepiera said...

who is en...er...enrico gezzi?
another lazy man?

7:52 PM  
Blogger lebo said...

di Sergio Garufi

Non ho alcuna intenzione di partecipare alla meschina polemica su Gomorra, che vede contrapposti da un lato Tiziano Scarpa e Carla Benedetti e dall’altro i Wu Ming, Giuseppe Genna e Loredana Lipperini, ma qualcosa mi sento in dovere di dirla. Ecco, questa dichiarazione è un perfetto esempio di Verneinung. Freud si servì di questo termine nell’omonimo saggio del 1925 per spiegare come “il contenuto rimosso di un pensiero può penetrare nella coscienza a condizione di farsi negare”. In sostanza, la mia reale intenzione è proprio il contrario di quanto vado affermando. Parente prossima della excusatio non petita e della “proiezione”, il concetto psicanalitico per il quale si attribuiscono ad altri dei propri pensieri o desideri, la negazione freudiana copre e insieme tradisce un sì legato alle pressioni dell’inconscio. Gli indizi più evidenti di Verneinung sono l’insistenza sospetta di espressioni - tipo “mi creda”, “davvero” ecc. - volte a garantire l’interlocutore circa la propria sincerità.

Per esempio: la frase di Genna “ho speso parecchia energia al telefono per perorare la causa del posizionamento in narrativa con gli amici editor di Mondadori - e non vanto qui, in buona fede, alcun padrinaggio”, ingenera una legittima diffidenza non solo perché pronunciata da chi sta accusando un altro dello stesso peccato per il quale si sente in dovere di discolparsi, ma anche e soprattutto per quell’appello alla “buona fede”, oltretutto reiterato (“bisogna sempre concedere l’attenuante della buona fede”), che non si capisce se intenda vincere le resistenze di chi legge o quelle di chi scrive.

Pure Loredana Lipperini, intervenendo nel dibattito, sente il bisogno di vincere delle resistenze, e cioè le proprie, preavvisando il lettore che lo fa “controvoglia” perché giudica tutta la questione sollevata dagli scrittori del Primo amore francamente “ignobile”. La sua paziente ricostruzione della vicenda prende avvio dalle “tre lettere e/o recensioni di cui Gomorra è fatto oggetto da parte di altrettanti componenti del Primo amore”. Anche in questo caso, si riconosce a fatica “la buona fede” degli estensori di quegli scritti, benché si sospetti una malcelata “laudatio a se stessi”. Nel riportare fedelmente il ping pong delle diverse interpretazioni del libro di Saviano, Loredana Lipperini paragona quest’ultimo alle famose macchie di Rorschach, quelle in cui ognuno vede ciò che vuole.

Io direi invece che il miracolo provocato dalle diverse letture di questo libro assomiglia più a uno scotoma, così com’è formulato nel famigerato Codice Da Vinci, ossia la proliferazione di esegesi deliberatamente faziose, tese ad accreditare la propria visione del mondo. Il successo che critica e pubblico hanno decretato a Gomorra viene incanalato (da chi si era sempre dichiarato nemico delle rigide classificazioni di genere) perfino nelle scaffalature delle librerie che lo espongono, e le forzature tassonomiche servono a coonestare la propria poetica. Ognuno insomma rivendica per sé la vicinanza di quest’opera alle sue, e da questo accostamento trae indirettamente legittimazione. Non è, in fondo, un’operazione meno scorretta o più elegante di quella di chi si vanta di essergli amico e di averlo sponsorizzato. Tutti concordano sul fatto che Gomorra è un libro ammirevole, magistrale, perfetto, ma ciascuno lo interpreta a suo modo, e quel modo, cioè quel tipo di letteratura, guarda caso è il proprio. Manzoni, nel XXII capitolo dei Promessi sposi, sfotteva i tanti che ”predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov’essi sono arrivati, e ci stanno comodi”.

Paradossalmente, un punto su cui sembrano tutti convenire è la scomodità: lo scrivere ha da essere attività scomoda e perigliosa. All’improvviso, il luogo più malfamato e abietto in cui uno scrittore può recarsi è diventata la biblioteca, orrida sentina, vero e proprio refugium peccatorum dei renitenti alla leva letteraria. All’opposto, le stigmate del martirio della “scrittura impegnata” vanno esibite coram populo: querele, botte, teste di animali mozzate, in una sfida grottesca e teratologica in cui vince chi ha subìto le peggiori vessazioni. La Repubblica delle Lettere è fondata sull’etica personale, e nessuno si azzardi a votare SI’ al referendum sulle modifiche alla sua nobile costituzione. Di più, si cancelli Dante dal canone occidentale per aver cantato Beatrice essendo invece sposato con Gemma Donati, e s’incoroni in Campidoglio, s’incampielli e s’ingrinzani immantinente il prode Sepulveda, che resistette stoicamente alle sevizie degli scherani di Pinochet! Il talento letterario, quello, conta niente. Anche perché, come il coraggio di Don Abbondio, se non ce l’hai non c’è verso di fartelo venire.



This entry was posted on Saturday, June 24th, 2006 at 19:37 by sergio garufi and is filed under diari. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
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13 Responses to “Verneinung”
sergio garufi Says:
June 24th, 2006 at 19:40
mi scuso con Aldo Biscardi, georgia, temperanza e A per l’assenza dei loro commenti, che non riesco a reinserire.

giuseppe genna Says:
June 25th, 2006 at 09:35
Detto che non accetto l’accusa di meschinità, essendo intervenuto su qualcosa che giudico meschino, e cioè il pezzo firmato da Scarpa e Benedetti, specifico che il reiterato appello alla buona fede ha origini che tu non puoi conoscere e rispetto al quale completamente sei fuori obbiettivo, mentre l’accenno ai consigli in Mondadori si riferisce a un momento in cui il libro di Roberto Saviano stava venendo editato e lo si considerava un reportage, quindi un saggio, mentre a mio parere si tratta di qualcosa che con la saggistica non ha a che vedere. Nessun padrinaggio, Sergio, nonostante il tuo approccio freudiano. Gli induisti dello shamkya, più antichi di Freud, prevedono nelle discussioni di specificare sempre e comunque ciò che Freud sospetta essere una feritoia su movimenti inconsci. Inoltre, aderendo in toto all’appello di Nazione Indiana, non vedo assolutamente la relazione tra il mio articolo, che era centrato esclusivamente sul post Scarpa/Benedetti e le recensioni, gli interventi e ciò che continuerà a essere scritto sul GOMORRA, che considero il miglior libro italiano dell’anno. Mi sembrava inutile che tu proseguissi nella coda di polemiche che hanno l’unico effetto di distogliere l’attenzione da quel libro, mentre hanno un senso quoad me, perché concernono una querelle Scarpa/Benedetti contro Wu Ming, condotta in maniera indegna, appoggiandosi, e quindi facendo danno, al libro di Saviano.

georgia Says:
June 25th, 2006 at 10:21
reportage in italiano è tradotto come saggio? non lo sapevo, ma da ora in poi ne terrò conto perchè è una cosa interessante.
Una querelle Scarpa/Benedetti contro Wu Ming sembra esista (almeno come reazione) è innegabile, ma una querelle Wu Ming contro Scarpa/Benedetti è esistita o no? voglio dire “esibizionismo sconcio” e “atteggiamento parassitario” sono termini neutri che WM1 usa in ogni suo reportage-recensione?
Ora al di là di ogni polemca se fosse vero quello che dice genna allora WM1 parlando di un bel libro avrebbe evitato di infilare (addirittura linkate) le sue frecciatine verso scarpa benedetti, che bisogno c’era di farlo se non il desiderio di innescare brutalmente una polemica?
La verità forse non esiste, è difficile vederla e farla vedere, ma certo ci si avvicina molto a capirla quando si sviluppano tante bugie al suo posto.

marco v Says:
June 25th, 2006 at 12:03
ah, sono d’accordissimo: ha cominciato WM1. E mi pare incontestabile che quella recensione voleva - goffamente - accreditare Gomorra, come dice giustamente Garufi, nella loro visione del mondo, della letteratura. E’ QUESTA, in assoluto, l’operazione più scorretta: Scarpa e Benedetti hanno aggredito - forti di vecchie ruggini alle spalle - e rilanciato. Ma almeno non l’hanno iscritto a nessun partito.

giuseppe genna Says:
June 25th, 2006 at 12:15
Georgia, rivolgiti a Mondadori: se scrivi un reportage, ti mettono in saggistica. Oppure a Rizzoli: “Luoghi Comuni” di Pino Corrias esce in saggistica, ed è una serie di reportage.

georgia Says:
June 25th, 2006 at 12:39
genna gli amici alla mondadori ce li hai tu non io.
Grazie della risposta anche se avrei preferito tu avessi rsposto all’altra, questa era abbastanza scontata anche se non la davi.
Già che ci sei avrei un’altra domanda da farti: come mai WM1 e anche tu quando linkate Il primo amore lo fate con una copia cache?
Qual’è il significato?
Non credo sia casuale
geo

michele Says:
June 25th, 2006 at 12:47
Cavolicchio! Tutta gente che sa quello che dice. E dice pure, tutto quello che sa. Senza neppure dimenticare, e neppure per un istante, ferite eterne (diciamo dai lemuri in su). Un cavolo, una capra, una modesta barca per diporto costiero, un fiume tranquillo, un lupo (credo in muta), ma chi è caronte? Oggi, siamo sinceri! una brandina sta dai sei ai dodici euro, poi mettici pure un tomo, una bibita, ecc… Andiamo su con i costi… l’economia e cosa importante. Non si può liquidarla con punti filosofici, il lettino fronte mare grazie.

sergio garufi Says:
June 25th, 2006 at 12:55
Caro Giuseppe, di questa polemica mi avevano colpito alcuni aspetti curiosi, tipo la libidine rubricatoria dei critici, come un battibecco fra suocere su a chi somigliasse di più “Gomorra”, la nuova e promettente creatura di Roberto. Insomma, mi è parso poco elegante che tutti lo tirassero per la giacchetta, chi perché si è speso sfruttando i suoi contatti per segnalarlo ad alcune trasmissioni televisive, e chi ne vantava l’ascendenza di giapster della prima ora, aggiungendo di avergli comunicato per telefono la propria idea sull’io narrante e di aver ricevuto da lui conferma che “è vera”. E poi la gara delle stigmate, un po’ ridicola, a cui non si è sottratto nessuno. Ma è stato il revival dei generi, se sia cioè saggistica o narrativa, che mi è sembrato molto significativo. Un amico fidato mi avverte ora che è imminente una recensione di “Gomorra” sul Corriere a firma di Magris, in cui si sosterrà che il libro di Saviano è in realtà un testo odeporico, ossia di letteratura di viaggio, appoggiandosi al chiarissimo sottotitolo (“Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra”). Presumo che ne uscirà pure un ritratto “mitteleuropeo” di Napoli, dato che si parla di “impero”. Ieri sera inoltre, alla Feltrinelli di P.zza Piemonte a Milano, giurerei di aver visto Patrizia Valduga prendere furtivamente una copia di “Gomorra” dal reparto narrativa e ricollocarla in quello della poesia. Debbo tuttavia confessare di essermi macchiato della stessa colpa, perché anch’io ho spostato un libro. Dispiaciuto dello scazzo fra te e Tiziano, che so amici di lunga data, mi sono permesso di piazzare il tuo “Dies Irae” vicino a “Batticuore fuorilegge”, officiando così a un coniugio riparatore di cui so già che nessuno mi sarà grato.

georgia Says:
June 25th, 2006 at 13:29
garufi non sei niente male :-)
ora, sinceramente, non so se mi sei simpatico o meno, ma, in rete, ti leggo volentieri. L’immagine della valduga che furtivamente sposta Gomorra nello scomparto poesie è …. f.a.v.o.l.o.s.a, e, per capire qualcosa della divertente polemica che è scoppiata, vale più di un intero reportage (o viaggio o saggio o aggiottaggio) nella scriteriata s/critica italiana
geo

Shulgi Says:
June 25th, 2006 at 13:32
x Genna: e tu nemmeno immagini cosa avessero da dire i Sumeri, e soprattutto gli Assiri (né tu né Freud). Guarda che Garufi non stava parlando del diritto di precedenza ad un incrocio, usava Freud per spiegarsi (del resto, tu usi gli induisti per non far capire nulla, e fai bene)

roberto Says:
June 25th, 2006 at 13:53
@garufi
condivido

"Aldo Biscardi" Says:
June 25th, 2006 at 14:45
per non parlare dello shivaismo tantrico di stile dionisiaco, della lotta pornografica dei Greci e dei Latini, dei desideri mitici di prostitute libiche
del senso del possesso che fu pre-alessandrino!

Franz Krauspenhaar Says:
June 25th, 2006 at 15:39
Bellissimo pezzo, caro Sergio.
Ah, ora mi alzo dalla mia sedia a sdraio perchè ho appena finito scomodamente di scrivere:-)

10:30 AM  

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